Oggi, 27 luglio 2021, segna 13, “il senza te”

Luglio 27, 2021

27 luglio. Sul mio calendario questa data è segnata in rosso, ma non certo per indicare un giorno festivo, ma simbolo di un’indelebilità.

Significa: TU, Davide, NON CI SEI PIU’.

Oggi, per me, la memoria ha il sapore dell’assenza e del silenzio.

Eppure non mi resta che camminare sul sentiero della memoria, la memoria del cuore, e .. attendere … attendere di ascoltare la musica della tua voce, di sentire i passi del tuo esserci trasformati in volo di farfalla, divenuti danza d’angelo.

Davide, perché ti hanno portato via, senza prima insegnarmi come fare a vivere senza te?

13 anni, oggi, nell’insuperabile mutismo di un dolore sordo, di un silenzio assordante che ti sconquassa le membra che ti rimbomba nella testa … PERCHE’???

Oggi dedico il mio dolore a tutte le mamme e a tutti i papà del mondo che vivono l’assenza dei propri figli.

L’assenza ineluttabile, perché è seguita alla morte, l’assenza ancora figlia della speranza perché attendono un ritorno.

Oggi, Davide, TU, mia leggiadra farfalla, TU, figlio della primavera, TU, ali di libellula, TU, poeta del vento. TU… Davide, figlio di Laura, TU, oggi luce di una nuova stella lassù.

 Ed io proprio oggi, ti riconoscerò e… e  parlerò con te, perché’? ..

Perché, quando scenderà la sera, il firmamento  mi indicherà la stella più brillante di tutte. Si, una su tutte: la più luminosa, la più bella ed anche la più birichina e .. e non avrò dubbi: sarai TU e … e ti parlerò …

Anche perché lo sai, c’è un film d’animazione, tratto da un libro per bambini che si intitola “la stella di Laura” e quindi? … quindi ..

A stasera, amore mio. Arrivederci dalla tua mamma.

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a Davide

Maggio 13, 2021

Mi manchi!!!!!

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Il racconto della attesa spezzata

Luglio 14, 2019

27 luglio 2008-2018

Davide, amore mio, voglio farti sapere che …. mentre cammino, mentre, durante lo scorrere delle ore nelle notti (quasi tutte) in cui i miei occhi non si chiudono, la mia mente non riposa, il mio cuore non trova pace, mentre ascolto, osservo … mentre …. penso a quante cose importanti avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, a quante cose importanti avremmo potuto dirci e non ci siamo detti, ogni volta che lo penso, puntualmente, sento una stretta a morso, allo stomaco. Ed allora, Davide, tu capisci bene, che la commedia delle nostre vite che, Qualcuno ha deciso di mettere in scena per “tramarla” insieme, non può interrompersi al primo atto, ogni commedia che si rispetti ha tre o addirittura quattro atti.

… Ma ci sono anche tante altre riflessioni, come ad esempio anche se solo un mio privatissimo pensiero, perché ,forse, non condiviso da te, il pensare che, gli altri atti della commedia tu li debba mettere in scena con me.

Ed allora mi devi almeno concedere di rivolgerti un’ accorata preghiera; se non vuoi venire tu da me, inviami un messaggero, che scegli tu come lo vuoi. Se con le ali, se a cavallo con la pergamena in mano, se piccione con il foglietto nel becco, se camminante banditore con il tamburo, purché egli conduca con sé il tuo comunicarmi che hai semplicemente scelto di essere felice. Perché per te l’unica via era la libertà di pensiero e di azione. Ma che porti con sé anche la notizia che, in questa tua scelta hai portato con te i miei poveri insegnamenti. L’umiltà dell’essere, la comprensione dei tuoi perché e di quelli degli altri. Mai il giudizio a priori, e/o il pregiudizio, mai l’aggressività, mai la volgarità. Mai l’essere come gli altri ti vorrebbero, ma come tu vuoi essere.  In ogni vicenda umana cerca di essere mediatore e non aizzatore. L’amare per primo, dare, prima di chiedere, chiedere senza vergogna, quando c’è una ragione per farlo. Avere il coraggio della verità, la responsabilità delle proprie azioni, mai nascondersi dietro gli altri. Quanto è liberatorio poter dire: “si, sono stato io”, “si, è vero, scusa, ho sbagliato”, “si, è vero, hai ragione”. Mai lamentarsi del nulla.  Amare sempre ciò che si ha, perché quello è tuo, il resto è degli altri. Rispettare i confini, non essere mai invadenti, maleducati. Testimoniare con l’essere, prima che con il dire, Piangere in silenzio, avere il pudore dei propri sentimenti, non esporre ai quattro venti il tuo dolore, le tue amarezze, le tue delusioni, ovvero avere il rispetto per ciò che provi. Piuttosto sorridi in maniera palese: fa bene a te e a chi ti vede. Sii fantasioso, lasciati andare, non essere rigido ed inflessibile, mai. Ed ancora …. ancora … Ricordi? Ti piaceva tanto quando ti dicevo, (per riassumere): Davide, ovunque tu vai o vada non lasciare mai dietro di te cattivo odore, ma gradevole profumo, mai penetrante od eccessivo, ma delicato profumo, affinché gli altri ti ricordino per quella impercettibile, dolce scia che rimarrà dopo il tuo passaggio.

Ecco! Che il “tuo” messaggero porti con se il dispaccio che tu vivi essendo così, ed aggiungendo a tutto ciò il tuo essere fragile e trasgressivo, il tuo essere affascinante e carismatico. Ma soprattutto, che mi porti la notizia che questa tua scelta ti ha guarito dal male all’anima (non della mente, come era più facile diagnosticare) che ti ha tormentato per decenni ….. Attendo Davide! Attendo! Se non te, il tuo messaggero, lo attendo non domani, ma oggi che è il giorno che segna il 10° anno di assenza. Che con te o senza te, sia foriero di buona novella.

OGGI, voglio ricevere la visita del tuo messaggero, OGGI, perché, perdonami,Davide, ma come diceva un poeta “maledetto”, tra i tuoi amati, morto a 27 anni: età in cui a me è arrivato il fermo immagine della tua esistenza, diceva:

“Se dovessi scegliere tra il tuo amore e la mia vita, sceglierei il tuo amore, perché è la mia vita.”(Jim Morrison).

Voglio che venga a dirmi che tu hai scelto, la strada della felicità, così come affermava un altro uomo particolare, come quelli che piacciono a te.

“Quando sono andato a scuola, mi hanno chiesto cosa volessi diventare da grande.

Ho risposto “felice”. Mi dissero che non avevo capito l’esercizio ed io risposi che loro non avevano capito la vita. “(John Lennon)

ATTENDO, OGGI ! AMORE MIO! …

Ti prego, mostrami la cartolina della tua esistenza.

Perché per continuare a vivere ho bisogno che le mie notti diventino sonno.

Perché la mia vita torni ad essere degna di chiamarsi tale, ho bisogno, di sentire che tu non hai scordato la magia che ci legava.

Perché la nostalgia dell’ascolto della parola “MAMMA” mi sta distruggendo.

Sangue del mio sangue, vita della mia vita … parlarmi ..ORA!!!

Un infinito abbraccio, .. fino a sciogliermi e sentire che ti “stritoli” dentro il mio abbraccio d’amore indissolubile.

Ciao, DAVIDE! A presto.

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Questo il mio messaggio-dedica a Davide nel 10° anno della sua scomparsa.

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A distanza di 9 mesi, da questa data, Davide me lo ha inviato il suo messaggero, ma, ahimè, non mi ha portato la notizia incessantemente agognata, da me bramata come quando il predatore conquista la sua preda, dopo infiniti appostamenti, lotte ed estenuanti fatiche.

Il messaggero di Davide è stato latore di un annuncio, che è il più inascoltabile, il più macabro, il più aberrante, mi ha detto: è finita!

Non ho mai compreso, ascoltando i famigliari di persone scomparse, quando nei centinai di consessi a cui ho partecipato dicevano: che mi dicano dove posso trovare la sua tomba per piangerlo/a e portargli/le un fiore.

No, mai l’ho compreso ed oggi ho la conferma assoluta che non posso comprenderlo. Gli antichi dicevano: “a tutto c’è rimedio, fuorché alla morte”, e la saggezza popolare non erra. Non c’è altro. Morte è la parola che ti immobilizza, il cervello, le membra, l’anima. Non c’è prospettiva, non c’è un dopo, non c’è un domani, né l’attesa che esso si compia, mai più vuol dire, ecco cosa vuol dire: mai più!  Mai più rivedrò il suo viso, i suoi occhi il suo sorriso tutto ciò che era e che rappresentava. Non ascolterò mai più la sua voce, il suo chiamare: “mamma?”

E’ la fine!

Ma occorre ancora attendere, per cercare, cercare una nuova verità, un nuovo sapere.

Ed allora, in questa nuova, ancor più terrificante attesa perché è notte sempre, mi sono racconta- tata questa storia.

IL BRUCO E LA FARFALLA – LA METAMORFOSI

Il sogno di Davide

Un piccolo bruco camminava verso una grande montagna. Lungo la strada incontrò una coccinella che gli chiese: “dove vai?” Il bruco rispose: “Ieri ho fatto un sogno nel quale mi trovavo sulla cima di una montagna e da lì potevo veder tutta la valle. Oggi voglio realizzare il mio sogno”. Sorpresa la coccinella gli disse: “devi essere pazzo! Tu sei solo un piccolo bruco. Per te un sassolino sarà una montagna, una pozzanghera sarà un mare ed ogni cespuglio sarà una barriera impossibile da oltrepassare”. Ma il piccolo bruco era già lontano e non la sentì.

Incontrò poi un coniglio: “Dove vai con tanto sforzo?” Il piccolo bruco rispose: “Ieri ho fatto un sogno nel quale mi trovavo sulla cima di una montagna e da lì potevo veder tutta la valle. Oggi voglio realizzare il mio sogno”. Il coniglio si mise a ridere e disse: “Nemmeno io con le mie grandi zampe e con i miei grandi salti affronterei un’impresa così difficile”. E ridendo, rimase ad osservare il piccolo bruco mentre procedeva per la sua strada.

La stessa cosa accadde con la rana, la talpa e il topo.

Tutti gli consigliarono di fermarsi, dicendo: “Non arriverai mai …!”

Ma, il piccolo bruco, determinato e coraggioso, continuò a camminare.

Stremato e senza forze, ad un tratto decise di fermarsi a riposare.

Con un ultimo sforzo si preparò un posto per dormire quella notte. “Così mi sentirò meglio”, disse il piccolo bruco, tra se e se .… Ma morì.

Per giorni gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti.

Lì c’era l’animale più pazzo del mondo, lì c’era l’ultimo rifugio di un piccolo bruco morto per aver voluto inseguire un sogno.

All’improvviso, però, quel piccolo bocciolo grigiastro, si ruppe..

Comparvero due occhioni, due antenne, due bellissime ali dai colori caleidoscopici..

ERA UNA FARFALLA!

Gli animali rimasero senza parole, meravigliati e sorpresi da quella stupenda creatura che in un istante prese il volo e raggiunse la cima della montagna.

Il sogno del bruco che divenne farfalla, si realizzò.

Il SOGNO, per il quale aveva vissuto, per il quale aveva lottato, per il quale era morto, era diventato una inebriante ed autentica REALTA’.

 SOGNO

Oh sogno!

Quante volte ti ho cercato

nelle notti tristi e desolate.

Oh sogno!

Quante volte ti ho seguito

mentre vagavi libero nella mia mente

privo di ogni limite

invaghendomi con il tuo caldo tepore

ed illudendomi mostrandoti col tuo
bianco candore.

Fulgido come la neve d’inverno,

radioso come il mare d’estate,

brioso come l’acqua che sgorga da un
torrente in

piena.

Tu sei un piacere effimero,

tuttavia rallegri le mie notti.

poesia di: Davide Barbieri

Il 27 luglio del 2008, Davide ha esteso  il suo sogno dalla notte alla vita eterna.

Perché? Cosa è accaduto? Per mano di  chi? Certo non gli è accaduto per sua volontà, né accidentalmente.

Il tempo, le indagini, le ricerche ci daranno risposte? Le risposte, la cui attesa, scuotono da mane a sera l’anima e la mente di tormenti?

E’ la preghiera più accorata, la bramosia più cercata,

Ma certo è che io, Laura , per potermi imporre di proseguire il cammino della mia vita vuoi per amore e rispetto del mio sposo Giovanni, che per poter restituire verità e giustizia a Davide, ho trovato la quietezza indispensabile alla quotidianità, convincendomi che qualcuno ha scelto per lui, di donargli pace.

Davide ha vissuto 27 anni di sofferenze sopra le righe, immeritate, ingiustificate per un bambino, prima, per un ragazzo poi.

L’abbandono del padre, l’incidente, il coma, che nessuno ha saputo curare, il calvario dell’inquietudine dell’anima che le procurava la disperazione della mente,

Si Davide, pur senza volerlo, non poteva continuare a portare un fardello così enormemente pesante.

Come poter continuare a rincorrere il piacere illusorio di un sogno notturno.?NO! Era davvero troppo per lui, un essere così speciale! Non poteva sentirsi e restare bruco … doveva spiccare il volo.

Il mondo per lui doveva essere leggiadro e colorato come una farfalla. Non grigio e strisciante, ma voleva e doveva diventare un essere libero.

Lui: figlio del vento, pittore dell’amore universale, architetto del bello, maestro di purezza, compositore di dolci melodie, ingegnere di solidarietà, giardiniere di praterie sconfinate, stilista di eleganza, genio di fantasia.. Lui era …  Davide! Si, farfalla, non bruco.

Ma il destino della farfalla è passaggio caduco ed effimero, perché troppo fragile per sopportare la legge della vita fatta di predatori e predati.

Davide sapeva che, oltre l’arcobaleno il cielo è azzurro e lì, i sogni impossibili diventano realtà.

Davide ha spiccato il volo verso la ricchezza del’ascesa, troppo brutta la miseria dello strisciamento.

Le notti della sua mamma, oggi, con certezza orfana (come dice la mia straordinaria amica Caterina) della sua unica, insostituibile creatura, sono ormai del tutto insonni.

Ma la sua mamma pensa anche all’ineguagliabile privilegio concessogli: Le è stato permesso di concepire non un figlio, ma “il figlio”. Lui conosceva la preghiera di mamma: “Signore, Dio mio, una volta, cento volte, mille volte, dammi sempre lo stesso figlio”.

Il mio grazie a Davide, per avermi elargito l’impareggiabile dono di essergli madre, non cesserà mai.

Ogni giorno io lo sento, oggi lo sento in ogni mia cellula, lui accompagna ogni mia giornata, oggi lui è compagno inseparabile di ogni mio respiro. Si, oggi siamo finalmente due in uno. Lo sento enormemente di più che in tutti gli anni della sua assenza senza risposte.

In questi dieci anni che ci hanno separato mi ha insegnato ad essere chi non conoscevo di essere.

Mi ha reso forte come mai avrei potuto supporre, perché nella sua attesa, essere forte era l’unica scelta che mi rimaneva.

Grazie per questo, amore mio e per altre mille cose che mi hai donato con i tuoi 27 anni di vita.

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L’11 luglio 2019 nei boschi di Morrano (Orvieto) che hanno inghiottito Davide, insieme ad una squadra di uomini e donne eccezionali – vigili del fuoco, protezione civile, soccorso alpino, carabinieri, volontari. Verso i quali il mio debito di gratitudine sarà per sempre.

Abbiamo intrapreso una battuta di ricerca percorrendo i luoghi che, sulla base di una ricostruzione, messa insieme a faticosi pezzi, sappiamo che sono stati percorsi da Davide.

Perché? Perché quanto è stato ritrovato in una prima scoperta dal Sig. Giancarlo, anche lui c’era e con grande piacere le ho potuto stringergli la mano e dirgli, tutto il mio grazie di cuore, perché anche se non come volevo, ma mi ha riportato Davide.

Dicevo troppo poco ciò che è stato trovato, per poter capire cosa è accaduto a Davide.

Così, lui, Davide, ormai angelo tra gli Angeli, ha potuto si, questa volta, inviarmi dei messaggeri straordinari, come il giovane Sostituto Procuratore di Terni Dott. Stramaglia, che in concerto con la Prefettura ha disposto questa nuova battuta di ricerca per trovare ancora “altro” Davide”. E, poiché, inaspettatamente, sempre su progetto del nostro nuovo angelo, Davide, ha fatto si che il mio cammino si incrociasse con quello del giovane (anch’esso) tutti coetanei di Davide, o giù di lì, mentre lui scompariva loro studiavano per essere dopo molti anni a servizio della sua causa, dicevo, il mio cammino ha incontrato quello del Dr. Fabrizio Pace, antropologo di Asti che in maniera del tutto volontaria si è fatto 1.400 km. In due giorni, lasciando ogni suo pregresso impegno, per trovare, con il suo occhio esperto “altro” Davide. E così è stato lui ha trovato un altro pezzetto del mio amore. Perché sapete come dice Fabrizio? (ex allievo della Dr.ssa Cattaneo) ogni più piccolo frammento d’osso è la persona, la persona che cerchiamo, di cui vogliamo poter raccontare perché non c’è più.

E’ stata rivelatrice questa battuta di un altro fatto, altrettanto importante. Abbiamo saputo che, il Sig. Giancarlo che ha segnalato ai Carabinieri il ritrovamento del reperto. L’ho ha trovato perché qualcuno lo aveva messo in evidenza sopra di un ramo sul ciglio di un sentiero. Ma da dove lo ha raccolto? Fabrizio ci ha spiegato che sarebbe di fondamentale importanza se questa persona che ha trovato e raccolto questo reperto ci dicesse (anche in anonimato) il punto esatto di dove lo ha trovato. Perché, spiegava il Dr. Pace, che lo stare su un punto preciso e raccogliere questa parte di terreno dove è stato depositato, attraverso lo studio in laboratorio di un team di esperti ci può raccontare molte cose. Sicuramente quanto tempo fa è accaduto e forse anche cosa è successo.

Approfitto di questo mezzo per rinnovare il mio accorato appello a questa persona, affinché comunichi o a la redazione di “Chi l’ha visto?” ( a proposito una volta di più grazie alla sempre splendida Federica Sciarelli, alla bellissima Melania Straffi, al dolcissimo ed in gambissima Paolo Orsaucci) oppure ai Carabinieri di Orvieto o di Terni, o alla Procura, dove ha rinvenuto il reperto, le ricordo che trattasi di persona, anzi, di un giovane di anni 27, con una famiglia che attende verità e giustizia e se lui parlasse ci farebbe un regalo immenso.

Grazie davvero a tutti, tutti..

E non dimenticate mai, quando vedrete una farfalla in volo, di salutarla. Ciao Davide!

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Festa della mamma – 12 maggio 2019

Maggio 12, 2019

Toc, toc … c’è permesso? Chiedo scusa per l’invadenza , ma sento il bisogno di rivolgere una richiesta alle mamme, anche mie amiche. Ovvero, se, durante questa giornata dedicata a voi, mentre abbracciate i vostri figli/e e venite da loro abbracciate, mi fate un infinitesimale spazietto e mi permettete di partecipare a questo abbraccio alfine di poter io sentire, anche per un solo attimo, tutto il calore del sentimento più alto del mondo: essere mamma ed avere la tangibilità di esserlo. Mi permetto di chiedervelo, perché da pochi giorni mi è esplosa dentro la deflagrante certezza che mai più, sino alla fine dei miei giorni, potrò ricevere il dono di un abbraccio filiale e soprattutto una voce, per me la più musicale dell’universo, che pronuncia questa parola magica: MAMMA, che ogni bimbo/a della terra impara a pronunciare per prima.
Davide era l’unico al mondo titolato a farlo. Lo so, non si cessa mai di essere madre.
Ma la devastazione che si prova a sentirsi orfana di un unico figlio è … impronunciabile.
Vi garantisco che non mi permetterò di “rubarvi” nulla, desidero solo il vostro pensiero di un secondo, per me per lui.
Un pensiero speciale va a tutte le mamme che sono ancora in attesa del “ritorno” ed ancora sognano questo mitico abbraccio.
Ad una mamma, sopra tutte, va il mio augurio.. GRAZIE CATE!!! Per essere tu. La mia gratitudine sarà per sempre. Per ogni briciola che hai seminato dietro te in nome di Davide ed oggi, per merito della tua tenacia, per la tua generosità di amica, per l’amore di mamma, quelle briciole, via, via, impastate insieme, in un lunghissimo e doloroso cammino, lastricato di immenso impegno e fatica sono diventate un grande filone di pane, che tutti hanno l’opportunità di vedere.
E poi, non posso fare a meno di rivolgere il mio pensiero più bello a mamma Silvia, che mi ha donato lo stupore dell’ammirazione per il suo desiderio più puro, alto e profondo di maternità, rendendolo possibile sfidando tutte le convenzioni falsamente moralistiche e contro tutti. Oggi ha vinto. E, immensamente felice per lei, raccoglie i frutti di una semina tostissima, ma dai risultati impareggiabili.
Ed ancora alle mia deliziosa cognata Anna, anche lei in quanto a donna tosta … che ne pariamo a fa’ e testimone di una maternità sofferta, ma oggi estremamente serena.
A mia cognata Luciana che tris mamma parimenti splendida pluri nonna.
L’elenco credete, diventerebbe infinito, ma di una cosa dovete essere certe, ognuna di voi è legata al mio cuore, per motivi diversi tra loro, ma tutti uno più bello dell’altro.
E grazie davvero a tutte voi, fantastiche mamme che, in questi giorni, mi avete donato, un pensiero, una preghiera, una lacrima, per me contributi dolcemente preziosi. GRAZIE!
Con tutta la mia anima, vi dico, che Dio benedica i vostri figli/e, li protegga da ogni brutta cosa, per ogni giorno delle loro vite e che siano sempre, sempre, solo sani e felici e.. so che ho il diritto di essere ascoltata, in questo mio augurio-preghiera … almeno questo, me lo/ce lo deve.
Mi stringo forte a voi e alle vostre splendide creature.
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La Nazione Umbria – 28 aprile 2019

Maggio 12, 2019

Teschio nel bosco, nuova ipotesi

Potrebbe appartenere a Davide Barbieri scomparso da una comunità

Ultimo aggiornamento il 28 aprile 2019 alle 06:37

Orvieto, 28 aprile 2019 – A chi appartiene il teschio trovato nei boschi vicino Morrano? In attesa che le analisi condotte sul codice genetico da parte del Racis dei carabinieri forniscano una possibile indicazione in merito al collegamento con Ivano Ricci Torricelli, il 46enne scomparso da una casa di cura in località San Giorgio nell’agosto del 2009, si fa strada anche l’ipotesi di una seconda persona scomparsa. Si tratta di Davide Barbieri, un ragazzo ventisettenne di Trapani che il 27 luglio del 2008 si era allontanato dalla comunità di recupero Lahuen situata proprio nella zona di Morrano.

Il ragazzo era ospite della struttura da una decina di giorni quando, approfittando del cancello aperto nel cortile, era uscito senza dare spiegazioni. Gli operatori avevano cercato di farlo tornare indietro e lo avevano inseguito per un tratto di strada, convinti che poi vi avrebbe fatto ritorno. Invece da quel giorno nessuno ne ha avuto più notizia, come se fosse stato inghiottito dai boschi che circondano quella zona di campagna ad una ventina di chilometri da Orvieto. Le ricerche erano state vane per quanto approfondite. A distanza di tempo, anche la madre aveva organizzato nuove perlustrazioni ma senza risultati. La madre aveva cercato anche di inviare accorati e disperati appelli al figlio con ogni mezzo, dalla televisione a internet. A differenza di Ricci Torricelli, per Davide non era però giunta alcuna segnalazione di avvistamento. Adesso c’è questa parte di teschio che potrebbe fornire indicazioni utili, perlomeno per dare finalmente pace ai cari di questo sfortunato ragazzo o a quelli di Ivano Ricci Torricelli. Resta sempre da capire per quale motivo,nelle vicinanze,non si siano trovate altre ossa o resti del corpo, ma la spiegazioni potrebbe essere da ricercare nella presenza di animali selvatici particolarmente intensa in quella zona che potrebbero aver disseminato in giro eventuali resti.

C.L.

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Questa mattina, ho casualmente, digitando sul mio telefonino, aperto questo link, inviatomi come messaggio privato, da un’amica che ha scoperto quest’articolo, poiché è una famigliare di persona scomparsa nella stessa zona di Davide. Non sono in grado di trovare le parole per descrivervi cosa è accaduto nella mia testa, nel mio cuore, nel mio fisico. Ero sul treno che mi porta sul luogo del lavoro. Scendendo ho percorso la strada che mi porta in ufficio, quasi piegata in due dalle contorsioni che avevo allo stomaco. La prima persona in assoluto con cui ho sentito di condividere la notizia è stata la mia amica Caterina. Poi, pur nulla permettendomi di sottrarre al mio dovere sul lavoro, ho usato violenza su me stessa ed ho cercato di razionalizzare e così ho messo in piedi contatti che mi consentano di capire di più e nei prossimi giorni dovrei sapere. Vorrei tanto poter guardare negli occhi questo C.L. firmatario dell’articolo e chiedergli fino a che punto di non scrupolo morale ed umano può arrivare il desiderio della notizia, fino al massacro dei suoi simili. Non gli sarà balenato nemmeno per un attimo, nel suo nobile cervello, cosa può voler dire per una mamma che da 10 anni aspetta giorno, dopo giorno il ritorno del suo unico figlio, leggere una notizia del genere e la gravità, nella gravità è che priva di fondamento perché non c’è nessun riscontro scientifico? Sapete che vi dico? Sono io ad avere pietà di lui.

 

 

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27 luglio 2008-2018

Agosto 3, 2018

Davide, amore mio, voglio farti sapere che …. mentre cammino, mentre, durante lo scorrere delle ore nelle notti (quasi tutte) in cui i miei occhi non si chiudono, la mia mente non riposa, il mio cuore non trova pace, mentre ascolto, osservo … mentre …. penso a quante cose importanti avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, a quante cose importanti avremmo potuto dirci e non ci siamo detti, ogni volta che lo penso, puntualmente, sento una stretta a morso, allo stomaco. Ed allora, Davide, tu capisci bene, che la commedia delle nostre vite che, Qualcuno ha deciso di mettere in scena per “tramarla” insieme, non può interrompersi al primo atto, ogni commedia che si rispetti ha tre o addirittura 4 atti.

… Ma ci sono anche tante altre riflessioni, come ad esempio che è solo un mio privatissimo pensiero, non condiviso da te o non condivisibile, che si tratta solo di un inguaribile egoismo, parte integrante dell’essere umano, il mio pensare che gli altri atti delle commedia tu li debba mettere in scena con me.

Ed allora, mi devi almeno concedere di rivolgerti una accorata preghiera; se non vuoi venire tu da me, inviami un messaggero, che scegli tu come lo vuoi, se con le ali, se a cavallo con la pergamena in mano, se piccione con il foglietto nel becco, purché conduca con sé il tuo comunicarmi che hai semplicemente scelto di essere felice, perché per te l’unica via era la libertà di pensiero e di azione, ma che porti con sé anche la notizia che, in questa tua scelta tu ti sei portato via con te i miei poveri insegnamenti: l’umiltà, la comprensione dei tuoi perché e di quelli degli altri, mai il giudizio a priori, e/o il pregiudizio, mai l’aggressività, mai la volgarità, mai l’essere come gli altri ti vorrebbero, ma come tu vuoi essere, in ogni vicenda umana cerca di essere mediatore e non aizzatore, l’amare per primi, dare, prima di chiedere, chiedere senza vergogna, quando c’è una ragione per farlo, il coraggio della verità, la responsabilità delle proprie azioni, mai nascondersi dietro agli altri: quanto è liberatorio poter dire: “si, sono stato io”, “si, è vero, scusa, ho sbagliato”, “si, è vero, hai ragione”, mai lamentarsi del nulla, amare sempre ciò che si ha, perché quello è tuo, il resto è degli altri, rispettare i confini, non essere mai invadenti, maleducati. Testimoniare con l’essere, prima che con il dire, Piangere in silenzio, avere il pudore dei propri sentimenti, non esporre ai quattro venti il tuo dolore, le tue amarezze, le tue delusioni, ovvero avere il rispetto per ciò che provi, invece sorridi in maniera palese: fa bene a te e a chi ti vede, sii fantasioso, lasciati andare, non essere rigido ed inflessibile mai, ed ancora …. ancora, ricordi? Ti piaceva tanto quando ti dicevo, per riassumere: Davide, ovunque tu vai o vada non lasciare mai dietro di te cattivo odore, ma gradevole profumo, mai penetrante od eccessivo, ma delicato profumo, affinché gli altri ti ricordino per quella impercettibile, dolce scia.

Ecco! Che il “tuo” messaggero porti con se il dispaccio che tu vivi essendo così, ed aggiungendo a tutto a tutto ciò il tuo essere fragile e trasgressivo, il tuo essere affascinante e carismatico. Ma soprattutto, che mi porti la notizia che questa tua scelta ti ha guarito dal male all’anima (non della mente, come era più facile diagnosticare) che ti ha tormentato per decenni ….. Attendo Davide! Attendo! Se non te, il tuo messaggero, lo attendo non domani, ma oggi che è il giorno che segna il 10° anno senza te, sia foriero di notizie.

OGGI, voglio ricevere la visita del tuo messaggero, OGGI, perché, perdonami, Davide, ma come diceva un poeta “maledetto”, tra i tuoi amati, morto a 27 anni: età in cui a me è arrivato il fermo immagine della tua esistenza: “Se dovessi scegliere tra il tuo amore e la mia vita, sceglierei il tuo amore, perché è la mia vita.”(Jim Morrison).

Voglio che venga a dirmi che tu hai scelto, la strada così come affermava un altro uomo particolare, come quelli che piacciono a te:

“Quando sono andato a scuola, mi hanno chiesto cosa volessi diventare da grande. Ho risposto “felice”. Mi dissero che non avevo capito l’esercizio ed io risposi che loro non avevano capito la vita. “(John Lennon)

ATTENDO, OGGI ! AMORE MIO! …

Perché per continuare a vivere ho bisogno che le mie notti diventino sonno.

Perché la mia vita torni ad essere degna di chiamarsi tale, ho bisogno, di sentire che tu non hai scordato la magia che ci legava.

Perché la nostalgia dell’ascolto della parola “MAMMA” mi sta’ distruggendo.

Sangue del mio sangue, vita della mia vita … parlarmi ..ORA!!!

Un infinito abbraccio, .. fino a sciogliermi… stritolandoti d’amore, nel mio amore indissolubile.

Ciao, DAVIDE!

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27 luglio 2017 : la mia attesa, il tuo silenzio

Luglio 27, 2017

Lettera ad un figlio mai tornato

Caro Davide, ti comunico qualcosa che tu sai, ma permettermi di “buttare fuori” a scopo, diciamo, terapico, difatti, il tenere sempre e solo tutto “dentro” mi sta consumando, e credi, non è un modo di dire, ma sta’ accadendo realmente. Mi sento una candela che qualcuno ha pensato bene di accendere e poi se n’è andato, dimenticando del tutto di spegnerla. E’ tu ben sai qual’ è il destino di una candela che resta accesa: può solo sperare in un colpo di vento e/o in una corrente d’aria, per fermare la sua “agonia” che la porta a fine certa.

Dicevo, che ho ricevuto dalla vita il dono ed il privilegio di esserti mamma per ventisette anni: quelli che abbiamo trascorso insieme. La stessa vita, però, – madre e matrigna – ti ha portato via da me: inspiegabilmente, senza se e senza ma, facendoti volatilizzare, come piuma al vento. Da nove anni, esattamente oggi. Lo so, sono solo un terzo del tempo trascorso insieme.

Ma, il fatto è che i primi 27 anni sono passati in un batti baleno. A volte ti guardavo: uomo, bello, alto una volta e mezza più di me (lo so, lo so, ci vuole poco ad essere più alti di me), ma tu avevi proprio esagerato nel superarmi, con il tuo 45 di piede e, mentre ti guardavo, in un secondo, avevo un flashback. Ovvero, quando, dopo che, sfinita da un interminabile travaglio, non appena tu hai visto la luce della vita, ti hanno posato sulla mia pancia ed io, terrorizzata, ho urlato: “prendetelo, prendetelo, che scivola in terra” e poi, a bagnetto fatto e vestito di tutto punto, abbiamo fatto la nostra conoscenza e mai nella vita ho più vissuto un’eguale struggente tenerezza del tuo “essere” ed esserci.

Nove anni, invece, come dicevo, un terzo di quel tempo, ecco che tu dirai, “dai mamma che vuoi che siano, a confronto? Ebbene è proprio questo che devo dirti: sono un tempo incalcolabile da qualsivoglia genio matematico, hai presente la frase di Gesù quando gli apostoli gli chiesero (quando affidò loro il mandato della confessione) Signore, ma quante volte dobbiamo perdonare? E lui rispose: 77 volte 7. Nel suo linguaggio intendeva un numero infinito, proprio senza fine, sino a che chi chiedeva perdono fosse vissuto, anche se avesse chiesto perdono ogni giorno, ogni minuto. Loro avrebbero dovuto sempre e comunque concederglielo.

Ebbene il tempo che tu manchi da me è così: senza fine e senza fine è il dolore, lo struggimento che è esattamente l’opposto di quello che provai la prima volta che ti vidi.

Oggi, per me, la memoria ha il sapore dell’assenza e del silenzio.

Davide da quel 27 luglio, la mia vita è colma di vuoto. Ahimè, tesoro mio, io no possiedo le tue doti di poeta, pertanto non so descriverti cosa significa, non so scriverla la tua assenza, non so farla leggere, so solo sentirla e non c’è equazione algebrica che possa misurarla.

Così come il silenzio che sento, soprattutto la notte. Sai come si dice? Amore mio? Non c’è rumore più assordante del silenzio. Quando il silenzio non lo scegli, per avere pace interiore per ascoltare i fantastici ed ineguagliabili rumori della natura, ma bensì è assordante quando è fatto dall’assenza di chi ami di più al mondo.

Che dirti Davide? Non mi resta che rivolgere la più grande delle preghiere. “Vita, Dio, abbiate pietà di me, Non consegnatemi il mio biglietto di andata, senza ritorno, senza prima avermi detto:

“DOVE E’ DAVIDE !?!

Davide, mio unico ed insostituibile figlio, ti chiedo: prega insieme alla tua mamma e chiedilo anche TU di farmelo sapere.

La mia vita: la tua ATTESA.

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36° compleanno – 21 marzo 2017

Luglio 27, 2017

Mille giorni e tanti più di te e di me. Amore mio unico, infinito, perduto. Che dirti? Tu che hai guardato per la prima volta la vita in faccia nel giorno più bello, ben augurante, atteso, amato da tutti: l’equinozio di primavera, non puoi restare muto al mio disperato chiamarti.

Davide!!! non ne posso più di vedere il tuo armadio pieno e la tua valigia vuota…..

Vieni riempiamo insieme la tua valigia ed insieme partiamo per il viaggio della vita.

Davide come dice Renato Zero, il tempo sbiadisce i contorni di una fotografia e se li porta via con sé

La mia memoria del nostro vissuto è aggrappata fino allo stremo sopra il precipizio del vuoto, solo tu puoi ormeggiate la mia pena al riparo di un porto sicuro. Tu che hai sempre protetto e difeso la tua mamma.

Davide, senza te sono la persona più povera del pianeta. Perché sono vuota ed il vuoto dell’anima è miseria incolmabile.

L” unica capacità che mi resta è raccontarmi che in spagnolo aspettare si dice ” esperar ” perché aspettare è anche sperare.

O:” non stancarti mai di aspettare perché il giorno più bello della tua vita può arrivare domani.

O: ” Non è importante quanto aspetti, ma chi aspetti.

O: “Se costruissi la casa della felicità la stanza più grande sarebbe la sala dell’attesa.

O: ” la capacità di aspettare di un lago supera il suo desiderio di arrivare sino al mare.

O: ” il presente abbracci con il ricordo il passato ed il futuro con l’attesa “.

Buon compleanno Davide !

che sia il più bello di tutti, perché il desiderio prima di spegnere le candeline sarà il RITORNO.

L” unico augurio è che tu sia felice perché è tutto ciò che vale.

Con l’amore che vorrei donarti in una concreta quotidianità, la tua mamma ti abbraccia stritolandoti con la più inenarrabile delle nostalgie.

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27 luglio 2008-27 luglio 2016 … 8 anni senza TE. “”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””

Luglio 30, 2016

Davide, mio unico, insostituibile amore,

se oggi fossi qui, ti direi …..

Maledettamente mi manca di te: il suono della tua voce; i tormenti della tua anima; il tuo incessante parlare. Come diceva nonna tua. “Davide mio, parli quanto un giudice povero!”

Maledettamente mi manca di te: la tua voglia di stare sempre tra la gente; il tuo cantare Giovanotti; il tuo strimpellare la chitarra nella convinzione che quello era saper suonare.

Maledettamente mi manca di te: il tuo stile “bon ton”, difatti facevi il bacia mano alle signore, aprivi loro lo sportello dell’auto, tagliavi la frutta con coltello e forchetta, ricercavi vocaboli forbiti e fuori dall’uso comune, con cui esprimerti.

Maledettamente mi manca di te: la tua attenzione al debole; la tua generosità al povero; il tuo rischiare per gli altri.

Maledettamente mi manca di te: il tuo poetare, la tua immaginazione. Il tuo librarti in voli pindarici per approdare su galassie sconosciute.

Maledettamente mi manca di te: la tua spudorata sincerità; la tua integra lealtà verso tutto e tutti.

Maledettamente mi manchi tu: DAVIDE !

Se tu oggi fossi qui, ti direi:

Perdona, se puoi, la tua mamma, per tutto quello che poteva dirti e non ti ha detto, per tutto quello che il tuo cuore desiderava che io facessi e non fatto, perché non l’ho compreso.

Perdonami se non ti ho amato come tu avevi bisogno di essere amato, ma l’ho fatto a senso unico.

Se oggi fossi qui, ti direi:

Parliamo, parliamo, parliamo: ascoltandoci l’un l’altra e .. poi … ricominciamo da capo. la vita ci attende, io ti attendo, perché tu la conosci la preghiera della tua mamma.
“Mio Signore, mio Dio, 1 volta, 100 volte, 1000 volte, dammi sempre lo stesso figlio.”

Se oggi fossi qui, ti direi:

Grazie Davide per avermi donato l’emozione più grande e struggente del mondo: avermi reso madre.

Ti prego amore mio, ridonami l’impareggiabile privilegio di sentirmi chiamare mamma; sei l’unico al mondo che può farlo.

Dada, ricorda che noi siamo “ricchi”: “ricchi” di bello, “ricchi” di amore, “ricchi” di generosità e che non esiste al mondo banca che può permettersi di pagarci interessi per depositi di cotanta portata, dobbiamo solo investire il nostro capitale sapendocelo scambiare nel modo giusto e Dada, solo tu puoi dirmi come farlo….

Questa sera voglio trovarti dietro il cancello di casa nostra e sentirmi dire: “Mamma! Era ora! Ti sembra questa l’ora di tornare a casa?”

La sai una cosa, amore mio? La mamma si è ridotta a pesare 37 kg., tant’è che poco tempo fa sono stata ricoverata 8 gg. in ospedale, proprio perché Gianni era, e lo è tutt’ora preoccupatissimo nel vedermi così, ed ha fatto in modo che mi controllassero dalla testa ai piedi, difatti mi hanno rivoltato come un calzino.
I test “brutti” sono risultati tutti negativi, invece è risultato che mi mancano tutte le sostanze che servono a sostenere una persona, ho perso totalmente la massa muscolare.
Ma nessuno meglio di me sa che non è una questione di poca o tanta pastasciutta, ma l’unico motivo che ha determinato tutto ciò è la lacerazione dell’anima che mi creato via, via buche e fossi dovuti alla disperazione che mi genera la tua assenza, che non mi dà né pace, né tregua perché tutto resta senza perché ed ogni giorno mi nasce un senso d colpa nuovo e davvero, davvero, sento che mi sto’ “sciogliendo”, “consumando”. Ed allora, ancora una volta, ti supplico Davide, se è vero come dicono, che la voce del sangue ti chiama e la senti ovunque sei, un dono ti chiedo: prima che muoia fai sì che io ti riabbracci.

A presto, mio insostituibile figlio. La tua mamma.

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Articolo Umbria 24 – Redazione di Perugia –

Maggio 23, 2016

22 maggio 2016 Ultimo aggiornamento alle 14:18

Orvieto, la madre disperata dello scomparso Davide Barbieri scrive al Papa e a Mattarella

Laura Norma: «Non ci devono essere casi di serie A come Yara Gambirasio e altri dimenticati. Vengano riaperti i fascicoli e si dedichi una giornata a San Pietro come per le vittime di mafia»

Orvieto, la madre disperata dello scomparso Davide Barbieri scrive al Papa e a Mattarella

Davide Barbieri e sua madre Laura

di Enzo Beretta

Laura Norma, la madre di Davide Barbieri, 27 anni al momento della scomparsa avvenuta nel luglio 2008 da una comunità di recupero ad Orvieto, non ha perso le speranze di riabbracciare il proprio figlio e negli ultimi mesi ha scritto due lettere: a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «In Italia sono 27 mila le famiglie di persone scomparse che soffrono», scrive al Pontefice. Al Capo dello Stato invece è stato ricordato: «Non possono esistere casi mediatici di serie A come quello di Yara Gambirasio, dove è necessario far bella figura con l’opinione pubblica, e altri di serie B». Nessuna delle due missive – spiega la donna, che abita in provincia di Roma – ha ricevuto risposta.

Questa è la lettera inviata a Papa Francesco.

Caro Papa Bergoglio,
con grande umiltà mi permetto di richiamare la tua attenzione sul fenomeno degli scomparsi che appartiene a tutto il mondo. Tu hai vissuto il terrificante evento dei desaparecidos. Nessuno meglio di te sa che la condanna nelle tragedie che si abbattono sulla vita è il silenzio, l’omertà, l’indifferenza, l’impotenza. Le statistiche parlano di almeno 30 mila persone fatte sparire in Argentina. Ebbene nell’Italia libera e democratica le persone scomparse dal 1974 ad oggi corrispondono quasi al numero dei desaparecidos argentini. Caro Papa, l’urlo disperato di  27.000 famiglie vuole arrivare alle orecchie del tuo cuore per chiederti di trovare – tra i tuoi mille impegni – tempo e modo di parlare pubblicamente di questo assurdo incessante, spaventoso fenomeno. Fai un appello alle Istituzioni affinché mettano in atto azioni forti, mirate e concrete per poter ritrovare almeno una parte di queste persone, vive o morte. Vanno ritrovate, per esempio riaprendo le indagini dei fascicoli archiviati. Invita tutte le famiglie degli scomparsi in piazza San Pietro, dedica una giornata al ricordo delle persone sparite nel nulla, come hai fatto per le coppie a San Valentino e per le famiglie delle vittime della mafia. Il nostro è un dolore collettivo e solo la tua figura può risvegliare le coscienze rompendo il silenzio che c’è intorno ad ogni scomparsa. Caro Papa, noi ti vediamo come un faro capace di accendere un barlume di luce nelle nostre vite buie private assurdamente degli amori più grandi.

Di seguito, invece, la lettera che Laura Norma ha inoltrato al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Caro Presidente Mattarella,
non so se questa nostra lettera-appello conoscerà mai l’onore di essere letta da Lei ma sono avvezza a credere nell’impossibile. Siamo un gruppo di famiglie unite nella condivisione di un dolore: la sparizione di un congiunto. Nel popolo sommerso degli scomparsi c’è chi si è allontanato senza alcun apparente motivo da casa, comunità, ufficio, scuola. Lì è iniziata, per i familiari, l’angosciante attesa del loro ritorno. Il fenomeno delle persone scomparse è in continuo incremento, si potrebbe esemplificare come la scomparsa di un intera cittadina: una tragica rivisitazione di una Pompei dei nostri giorni. I nostri scomparsi rimangono seppelliti da un’eruzione gigantesca che li inghiotte. Ciò che fa sanguinare i nostri cuori è l’esistenza di scomparsi di serie A e di serie B. Le ricerche portate avanti con ogni forza e con ogni mezzo sono quelle dedicate ai casi mediatici su cui si accendono i riflettori di giornali e tv, ragion per cui occorre dimostrare tutta l’efficienza possibile. Davanti a queste poche decine ne restano migliaia prive di volto e di reali riscontri. Altro triste fenomeno sono i circa 1.400 cadaveri non identificati che giacciono negli obitori della medicina legale di tanti ospedali italiani. Perché non si può eseguire il Dna sul congiunto più prossimo di uno scomparso così che quando giunge un cadavere senza identità in un obitorio possa operarsi la comparazione? In questa maniera molti corpi verrebbero restituiti alla famiglie in dolorosissima e trepidante attesa del ritorno del proprio caro che magari da anni giace nell’anonimato di uno squallido obitorio. Riteniamo che tutto ciò sia anticristiano, antietico e al limite del disumano. Perché l’ufficio preposto del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse non istituisce una banca dati dedicata e agilmente consultabile? L’effettuazione del Dna comporta costi troppo alti per lo Stato. Diventa di pubblico dominio un caso come quello della povera Yara Gambirasio e poiché per far bella figura con l’opinione pubblica bisogna assicurare la consegna dell’assassino alla giustizia – giustissimo, per carità – si eseguono migliaia e migliaia di Dna. Chi paga? Caro Presidente, chiediamo che gli scomparsi vengano trattati tutti alla stessa stregua e che le indagini proseguano fino alla risoluzione dei casi.

©Riproduzione riservata

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