Articolo Umbria 24 – Redazione di Perugia –

Maggio 23, 2016

22 maggio 2016 Ultimo aggiornamento alle 14:18

Orvieto, la madre disperata dello scomparso Davide Barbieri scrive al Papa e a Mattarella

Laura Norma: «Non ci devono essere casi di serie A come Yara Gambirasio e altri dimenticati. Vengano riaperti i fascicoli e si dedichi una giornata a San Pietro come per le vittime di mafia»

Orvieto, la madre disperata dello scomparso Davide Barbieri scrive al Papa e a Mattarella

Davide Barbieri e sua madre Laura

di Enzo Beretta

Laura Norma, la madre di Davide Barbieri, 27 anni al momento della scomparsa avvenuta nel luglio 2008 da una comunità di recupero ad Orvieto, non ha perso le speranze di riabbracciare il proprio figlio e negli ultimi mesi ha scritto due lettere: a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «In Italia sono 27 mila le famiglie di persone scomparse che soffrono», scrive al Pontefice. Al Capo dello Stato invece è stato ricordato: «Non possono esistere casi mediatici di serie A come quello di Yara Gambirasio, dove è necessario far bella figura con l’opinione pubblica, e altri di serie B». Nessuna delle due missive – spiega la donna, che abita in provincia di Roma – ha ricevuto risposta.

Questa è la lettera inviata a Papa Francesco.

Caro Papa Bergoglio,
con grande umiltà mi permetto di richiamare la tua attenzione sul fenomeno degli scomparsi che appartiene a tutto il mondo. Tu hai vissuto il terrificante evento dei desaparecidos. Nessuno meglio di te sa che la condanna nelle tragedie che si abbattono sulla vita è il silenzio, l’omertà, l’indifferenza, l’impotenza. Le statistiche parlano di almeno 30 mila persone fatte sparire in Argentina. Ebbene nell’Italia libera e democratica le persone scomparse dal 1974 ad oggi corrispondono quasi al numero dei desaparecidos argentini. Caro Papa, l’urlo disperato di  27.000 famiglie vuole arrivare alle orecchie del tuo cuore per chiederti di trovare – tra i tuoi mille impegni – tempo e modo di parlare pubblicamente di questo assurdo incessante, spaventoso fenomeno. Fai un appello alle Istituzioni affinché mettano in atto azioni forti, mirate e concrete per poter ritrovare almeno una parte di queste persone, vive o morte. Vanno ritrovate, per esempio riaprendo le indagini dei fascicoli archiviati. Invita tutte le famiglie degli scomparsi in piazza San Pietro, dedica una giornata al ricordo delle persone sparite nel nulla, come hai fatto per le coppie a San Valentino e per le famiglie delle vittime della mafia. Il nostro è un dolore collettivo e solo la tua figura può risvegliare le coscienze rompendo il silenzio che c’è intorno ad ogni scomparsa. Caro Papa, noi ti vediamo come un faro capace di accendere un barlume di luce nelle nostre vite buie private assurdamente degli amori più grandi.

Di seguito, invece, la lettera che Laura Norma ha inoltrato al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Caro Presidente Mattarella,
non so se questa nostra lettera-appello conoscerà mai l’onore di essere letta da Lei ma sono avvezza a credere nell’impossibile. Siamo un gruppo di famiglie unite nella condivisione di un dolore: la sparizione di un congiunto. Nel popolo sommerso degli scomparsi c’è chi si è allontanato senza alcun apparente motivo da casa, comunità, ufficio, scuola. Lì è iniziata, per i familiari, l’angosciante attesa del loro ritorno. Il fenomeno delle persone scomparse è in continuo incremento, si potrebbe esemplificare come la scomparsa di un intera cittadina: una tragica rivisitazione di una Pompei dei nostri giorni. I nostri scomparsi rimangono seppelliti da un’eruzione gigantesca che li inghiotte. Ciò che fa sanguinare i nostri cuori è l’esistenza di scomparsi di serie A e di serie B. Le ricerche portate avanti con ogni forza e con ogni mezzo sono quelle dedicate ai casi mediatici su cui si accendono i riflettori di giornali e tv, ragion per cui occorre dimostrare tutta l’efficienza possibile. Davanti a queste poche decine ne restano migliaia prive di volto e di reali riscontri. Altro triste fenomeno sono i circa 1.400 cadaveri non identificati che giacciono negli obitori della medicina legale di tanti ospedali italiani. Perché non si può eseguire il Dna sul congiunto più prossimo di uno scomparso così che quando giunge un cadavere senza identità in un obitorio possa operarsi la comparazione? In questa maniera molti corpi verrebbero restituiti alla famiglie in dolorosissima e trepidante attesa del ritorno del proprio caro che magari da anni giace nell’anonimato di uno squallido obitorio. Riteniamo che tutto ciò sia anticristiano, antietico e al limite del disumano. Perché l’ufficio preposto del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse non istituisce una banca dati dedicata e agilmente consultabile? L’effettuazione del Dna comporta costi troppo alti per lo Stato. Diventa di pubblico dominio un caso come quello della povera Yara Gambirasio e poiché per far bella figura con l’opinione pubblica bisogna assicurare la consegna dell’assassino alla giustizia – giustissimo, per carità – si eseguono migliaia e migliaia di Dna. Chi paga? Caro Presidente, chiediamo che gli scomparsi vengano trattati tutti alla stessa stregua e che le indagini proseguano fino alla risoluzione dei casi.

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