21 marzo 81/10
Eccoci al tanto atteso, da tutti, equinozio di primavera. Che c’è di più vitale che essere gratuiti spettatori dell’ineguagliabile spettacolo del risveglio della natura? Il risveglio, la rinascita, la resurezzione non solo la Pasqua: passaggio dalla morte alla vita, riferita a ns. Signore, Gesù Cristo, ma, la resurezzione dei cuori e delle menti per ognuno di noi. Le nostre ossa, irrigidite dal freddo, iniziano a confortarsi ai primi, timidi raggi di sole che, sentiamo tiepidi e gradevoli. L’aria si riempie di profumi: ogni anno ripetuti, ma, che l’inverno ha il potere di farci dimenticare e, ad ogni nuova stagione li sentiamo come mai sentiti, riempiendoci di balsamico respiro bronchi e polmoni. Gli occhi si illuminano di colori e, con tutto ciò, la voglia di riprendere tutto. Spalancare le finestre, cancellare ovunque la fuliggine ed il grigio lasciato dall’inverno. E per quante “primavere” hai sulle spalle (come nel mio caso) rivivi ogni volta l’ebrezza della giovinezza che ti prende e ti esalta. Ebbene, in questo magico giorno dell’anno, qualcuno ha deciso di rappresentare nel modo più autentico ed assoluto la vita: la nascita: la tua alba, Davide.
Buongiorno Davide, benvenuto a questo mondo, ti disse nonna tua quel sabato 21 marzo 1981 ore 16,20, quando l’infermiera, uscendo dalla sala parto, ti pose tra le sue braccia: un “uomo” di Kg.3,350 x 52 cm.
Non so dirti perchè, ne abbiamo parlato sempre poco, ma sono stati pochi i compleanni che hai voluto festeggiati. Non posso pensare che gradivi poco l’idea di esserci. Perchè e, possono testimoniarlo tutte le persone che ti hanno conosciuto, sei sempre stato un grande entusiasta della vita con l’esposizione di una forza ed una energia inesauribili, addirittura travolgenti. Non ti fermavi mai, non ti zittivi mai. Nonna tua diceva: “Davide, parli quanto un Giudice povero”. Vecchio detto siciliano che indicava chi, per rimediare la pagnotta quotidiana, doveva far leva sulla parlantina.
Amore mio, quanto mi manca la tua voce.
Amore mio, quanto mi mancano i tuoi occhi, le tue lacrime, i tuoi sorrisi.
Amore mio, quanto mi manca il tuo modo di essere, la tua dolcezza, il tuo andare oltre tutto, il tuo non fermati alla superficie delle cose.
27 e mezzo……28…….29. Sei diventato il mio splendido quasi trentenne, ma non ti vedo….
A distanza di qualche tempo l’uno dall’altro ho fatto tre sogni in cui c’eri tu.
Il primo: ricevevo una tua telefonata. Ed io ti dicevo: “si, va bene, Davide, ma domani. Sentiamoci domani, vediamoci domani”
Il risveglio è stato orrendo, perchè mi sono giudicata una sorta di mostro. Chiedendomi. Come? mio figlio mi ha chiamato. Una cosa che desidero con ogni mia cellula da un tempo lunghissimo e lo liquido dcendogli “domani” Ma perchè?
Il secondo: ho aperto la porta di casa tu eri lì, davanti l’uscio, con indosso un “k- way” con tirato su il capuccio. Avevi gli occhi seri, ma la cui espressione non sono riuscita a decifrare. Io, vedendoti, sono stata scossa da un moto di emozione incontenibile, non piangevo, ma avevo i battiti cardiaci a centocinquanta, ed ero tutta scossa da brividi e tutto mi si scuoteva dentro. Ci guardavamo, ma tu rimanevi davanti alla porta all’esterno della casa ed io davanti alla porta all’interno della casa. Dritti l’uno davanti all’altra, ma senza abbracciarci, senza io uscire o tu entrare.
Il terzo: ero a letto, mi è squillato il cellulare. Io sapevo che eri tu che mi chiamavi, ma pur schiacciando il tasto verde della risposta, il telefonino non entrava in comunicazione.
Ed anche in questo caso mi sono svegliata con un grande senso d’angoscia.
L’altro giorno ho raccontato questi sogni, al mio grande ed insostituibile amico Fabrizio Napoli. E lui mi ha detto che, voglono dire che la mia attesa avrà una fine ed una fine positiva, ma c’è ancora da attendere.
Sai Davide, noi Cristiani, diciamo: “non c’è Pasqua senza Venerdì Santo”. Ma dimmi, figlio mio, quanto durerà ancora questo mio Venerdì Santo?
Inutile dirti che domani per me sarà un giorno zeppo di mille sensazioni, ma per te non voglio essere triste. Pechè è un giorno di festa: il più bello: la festa della tua vita.
Ti immaginerò davanti ad un’immensa torta di panna e cioccolato con 29 candeline azzurre. Circondato da chi non ha reso mai, in questo tempo, pericoloso il tuo volo, ma, piuttosto forte e libero nei grandi cieli della vita. Ti voglio pensare insieme a qualcuno che ti ha permesso di planare in un mondo fatto a tua misura, dipinto con i tuoi colori. Accompagnato da chi ha saputo odorare il profumo del tuo essere speciale ed inebriarsene insieme a te.
Io ti prometto di continuare a volere di non rendermi prigioniera della paura, ma, a sentirmi libera nella speranza.
Ti prometto di far mie le parole della volpe ne: “Il piccolo Principe” che disse: “Addio – ecco il mio segreto -, è molto semplice, non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.”
Buon compleanno, mio piccolo grande uomo. Con l’amore di sempre, mamma.
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