io, tu e Penelope
Davide, amore santo di mamma, volevo raccontare a te e a chi altro mi legge che, il 24 febbraiio sono stata (insieme a Gianni) alla Camera dei Deputati, dove Natalina Orlandi, Presidente del Lazio, per l’Associazione Penelope, ha organizzato un convegno dal titolo “le famiglie degli scomparsi ed il diritto ad una legge”. E’ stato molto bello esserci. Ho ricevuto l’importante conforto di sentire e sapere da vari ed autorevoli personaggi ed addetti ai lavori che vogliono dare voce, spazio ed aiuto mirato a chi come me si trova in una condizione infinitamente dolorosa, ma altrettanto atipica così, e ben lo capisco, difficile da mettere a fuoco. Perchè l’angoscia che ti pervade nella disavventura di vivere l’esperienza dell’allontanamento di una persona cara (od unica ed assoluta, come sei tu per me), è davvero a sè, non paragonabile, per esempio, alla perdita naturale di quando qualcuno che fa parte di te, muore. Ciò che provi è profondamente e terribilmente lacerante, ma è un dolore dai contorni chiari e definiti che, il tempo, anche se dapprima sembra impossibile, via via, ti offre tutte le motivazioni necessarie per lenire e sopportare il dolore, nel restituirti i ricordi e la bellezza di quella persona, sapendo dove e come pensarla. Mentre la “scomparsa” è mistero, è tenebra e il nulla è l’ignoto. perchè il non sapere darti risposte di alcun genere, perchè tutte potrebbero essere, ma nessuna è, ti genera lo smarrimento dell’impotenza e credi, credetemi, vorrei, ma non sono capace di spiegarvelo. Sapete, il non essere in grado di trasmettere una sensazione, mi ricorda quando nel branco dei miei lupetti, accolsi una bambina, totalmente sorda: Sara. Ebbene sono riuscita a passare ai bambini, con il gioco, l’esprienza di un non vedente. Li facevo bendare e facevo loro assaggiare dei cibi stranissimi, di cui loro, non vedendo, dovevano distinguerne i sapori. Il più delle volte erano “giofeghe” inimmaginabili (anche se perfettamente naturali e commestibili, s’intende), ma, oltre a non riconoscere quasi mai il sapore di ciò che mettevano in bocca e capire già quanto è brutto non vedere ciò che mangi, il messaggio che volevo trasmettere loro era che una persona che non vede deve affidarsi completamente agli altri, sino all’abbandono totale di sè, quindi in balia di tutti. Mentre per Sara non sono mai riuscita a far capire loro cosa vuol dire non sentirci, si, gli dicevo che è come vivere eternamente in un acquario, od altro, ma non a farglielo provare, perchè se hai l’udito, puoi metterti tutti i tappi che vuoi, riesci comunque sempre a sentirci, o quanto meno ad avere la percezione di ciò che ti accade intorno. Ebbene, quello che provo è come la sordità di Sara, è inspiegabile a chi non è come lei.
Tornando al convegno, dicevo, genera sollievo ed alimenta le speranze il sapere che qualcosa di tangibile va accadendo con interventi opportuni, non facendoci sentire soli nella lotta della ricerca.
Ma, anche, partecipare al convegno, ha voluto dire incontrare tante altre mamme, papà, mogli, sorelle, fratelli che sanno cosa hai dentro.
Due incontri, su tutti.
Quello con Caterina Migliazza. Ci eravamo sentite qualche volta al telefono e viste una volta precedente ad un altro convegno di Penelope, quindi, nella normale socialità, due sconosciute. Ma è stato un attimo: vederci, guardarci negli occhi e stringerci in un abbraccio strettissimo assolutamente annullante di mille parole, cento cene, gite, uscite o quant’altro. In quell’abbrraccio ci siamo passate una vita intera, perchè il tempo che ci separa dai nostri figli è per noi una vita intera. Grazie, Caterina.
Fabrizio, Davide, il vostro essere persi nel nulla ha unito le vostre mamme in un forza composta da una miriade di emozioni e sentimenti contrastanti che è splendido sentire. In ogni caso grazie Fabrizio e Davide (chiaramente all’unica condizione che tornate a casa ed anche velocemente, se no’ guai a voi) perchè ci avete fatto crescere in una maniera esclusiva, dal valore inestimabile.
Caterina mi ha regalato una copia del libro che, Fabrizio, la tua mamma ha scritto per te, per regalarsi una stella di serenità, perchè per tutto il tempo in cui si è impegnata a scriverlo, a pubblicarlo, a presentarlo, a distribuirlo, per lei è stato come essere con te. Il titolo è: “cercando Fabrizio: storia di un’attesa senza resa” . Lo leggerò presto, anche se è come sentissi di conoscerne già ogni riga. Perchè Fabrizio e Davide sono due persone diverse, le storie delle loro vite sono diverse, ma il sentimento dell’abbandono e del vuoto che sentiamo per loro, è identico. Il nostro sentirci l’una nell’altra è ugualmente “meravigliosamente” doloroso.
L’altro incontro, quello con l’Avv. Laura Fracassa. Deliziosa ragazza, con una carica umana ed entusiastica della vita che ti rinnova “ferocemente” e splendidamente, la fiducia nel prossimo.
Grazie Laura. Lei sa perchè
Ed infine grazie a Natalina che ha avuto la capacità organizzativa, la caparbietà, la generosità dell’impegno di farsi tramite e strumento perchè, chi di dovere, si prenda cura di tutti noi in maniera fattiva, dimostrando un altruismo ed un senso di solidarietà che la identifica come una persona straordinariamente “ricca” e piena di qualità da donare.
La legge di cui ho accennato sopra che faceva parte del titolo del convegno e che, adesso sta’ alla Commissione Bilancio, per l’approvazione definitiva, è relata dal Senatore Filippo Saltamartini.
Con l’occasione dico grazie anche al Commissario Straordinario Michele Penta dell’Ufficio Scomparsi del Ministero degli Interni che, pochi giorni fa ci ha ricevuto. Mi ha ascoltato e detto tante cose importanti. Grazie per me e per tutti coloro che ricevono assistenza da lui e dai suoi collaboratori.
Ciao Davide. Vieni a dirmi che questa è stata un’esperienza, si, bella ed arricchente, ma che non mi apparterà più perchè tu presto sarai a casa tua.
Fai il bravo, ti aspetto.
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